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Dove è a notare, che se la epistola certamente latina di Dante è qui ben tradotta, chiaro è, che non fu’ questo il primo fatto d’arme in che si trovasse. Ad ogni modo, vedesi che Dante fu della schiera di messer Vieri de’Cerchi, cioè di quei feditori che questi non volle disegnare, ma s’offerirono eglino volontarii. E dopo tal atto, tanto più bella parrà quella confessione così semplice della temenza molta che ebbe al principio, e della allegrezza in fine della giornata. Gran differenza, per vero dire (e fu già osservato), tra Orazio e Dante poeti. Benché, ingiurioso è ogni paragone tra quel poeta cortigiano e racconciator di sua vita epicurea appresso al vincitore, e il poeta cittadino,

Ben tetragono ai colpi di ventura,

PARAD. XVII. 24.

ed alle prepotenze della patria ingrata.
Una reminiscenza di questa battaglia trovasi nel Purgatorio. Vedemmo ucciso il capitano degli Aretini Buonconte di Montefeltro. Caduto trafitto in Arno, il corpo di lui non si trovò più; e come ciò avvenisse, lo fa Dante immaginosamente narrare da Buonconte stesso. Dante