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dalle conversazioni delli huomini, che sapessero tre lettere. L’ingegno grande ed alto non ha bisogno di tali tormenti; anzi è verissima conclusione e certissima, che quelli che non apparano tosto, non apparano mai; sicchè stranarsi, e levarsi dalla conversazione è al tutto di quelli che niente sono atti col loro basso ingegno ad imprendere"1. Ed osservisi quì ciò che avremo ad avvertir poi fino al fine; come Dante sapesse sempre meravigliosamente passar dalla vita contemplativa all’attiva, ed all’incontro. Ed ora già s’appressavano per lui gli anni virili dell’azione; anzi gli anni fatali de’ dolori; quegli anni che toccano a tutti forse, più o meno per tempo nella vita, e ne determinano qualunque sia il rimanente. A Dante furon tali il 1289 e 1290, ventiquattresimo e venticinquesimo della vita di lui.
Durante quel tempo, che non solo Firenze ma quasi tutta Toscana s’era fatta più e più Guelfa, Pisa era rimasta ferma in sua fedeltà Ghibellina. Ma sostenuta una lunga ed aspra guerra contro a Genova, antica e guelfa emula

  1. Id., pag.52