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egli primo usciva, e non è meraviglia uscisse talora imbrattato. Veniamo anzi a Brunetto. Il quale nato, non si sa in qual anno, di nobil famiglia fiorentina, e Guelfo costante, trovavasi ambasciadore del Comune ad Alfonso di Castiglia l’anno 1260, mentre la parte sua era cacciata dalla città dopo la rotta di Monteaperti; e rimase esule così più anni in Francia, e probabilmente in Parigi. Fece ivi in lingua volgare nostra parecchie traduzioni da Cicerone; e in lingua d'oil il suo Poema intitolato il Tesoro, zibaldone o Enciclopedia delle cognizioni di quei tempi. Tornato a Firenze colla famiglia di Dante e con gli altri Guelfi nel 1266, fecevi in versi e in nostro volgare il Tesoretto, che è una raccolta di sentenze morali; e poi il Pataffio, che è una raccolta di riboboli fiorentini. Ebbe quindi l’uffizio, detto già di Notario, allora Dittatore, e più tardi, ai tempi di Machiavello che pur l’ebbe, Segretario della Repubblica Fiorentina; e quello di Sindaco per essa nell’anno 1284, che allora voleva dir deputato a qualche commissione particolare. Morì l’anno 12941; . {{Ac|Giovanni
- ↑ Tirab. IV, 483 e seg. - Ginguené, tom. I, p. 215 e seg.