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122 | capo quinto |
o riordinarono scuole; e così in Firenze fin dall’829, sotto a Lotario imperadore1. Quindi in Firenze stessa Dante imparò certo tutte o la maggior parte delle sette arti; e n’ebbe a maestro Brunetto Latini, come ci è accennato da Leonardo Aretino2, e da Dante stesso nell’Inferno. Nel quale, con istrana mescolanza di severità od anzi satira, e d’amorevolezza, ei mette il maestro tra i dannati del più brutto fra’ peccati, e gli dice poi teneramente :
Chè in la mente m’è fitta, e ancor m’accuora
La cara e buona immagine paterna
Di voi nel mondo, quando ad ora ad ora
M’insegnavate come l’uom s’eterna:
E quant’io l’abbo in grado, mentre io vivo,
Convien che nella lingua mia si scerna.
INF. XV. 82-87.
Non fermiamoci con tanti altri a spiegare, giustificare, o peggio lodar Dante di tale contraddizione e sconcezza, che ancor sa di quella barbarie onde