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tra quell’ anime che vi approdano cantando dalla barchetta dell’Angelo dall’ali spiegate, egli trova Casella, cantore e amico suo, e probabilmente suo compagno al giubileo del 1 300 in Roma, morto in quel romeaggio.
E come a messaggier che porta olivo,
Tragge la gente per udir novelle,
E di calcar nessun si mostra schivo;
Così al viso mio s’affissar quelle
Anime fortunate tutte quante,
Quasi obliando d’ire a farsi belle.
Io vidi una di loro trarsi avanti:
Per abbracciarmi con si grande affetto,
Che mosse me a far il simigliante.
Oi ombre vane, fuor che nell’aspetto!
Tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
E tante mi tornai con esse al petto.
Di meraviglia, credo, mi dipinsi;
Perchè l’ombra sorrise, e si ritrasse;
Ed io, seguendo lei, oltre mi pinsi.
Soavemente disse ch’io posasse:
Allor conobbi chi era, e pregaiìì
Che, per parlarmi , un poco s’arrestasse.
Risposemi: cosi com’io t’amai
Nel mortai corpo, cosi t’amo sciolta:
Però m’arresto; ma tu perchè vai?