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stonanti de’ suoi settentrionali. Ebbe fin d’allora l’Italia, e conservò duranti quei secoli barbari, il primato della Musica; e Guido d'Arezzo, al secolo XI, le fece fare il passo del nominare le note. Crebbe più tardi siffatto vanto all’Italia, incominciando dal Palestrina al finir del secolo XVI, quando appunto le venivan mancando altre glorie troppo maggiori. E giudichi ognuno a talento suo, se questo primato solo or ne rimanga; e chi giudica così, se ne adonti pure a ragione. Ma non si vituperino coloro che ci salvano questo almeno; che in qualunque arte, e massime in questa così accostantesi a spiritualità, tutti i sommi si vogliono non che ammirare ma venerare, quasi donati d’ uno dei raggi del sommo ed universale artista. Vero e, che di questa, come di tutte le belle arti, ei si può abusare, e si abusa da coloro che ci sviano a mollezza, a languore, all’abbandono di ogni forte virtù, all’accontentarci nel vizio: ma alcuni pur sono che con questa, la più efficace forse d’ ogni arte, tentano ricondurci a quella forza, e quella virtù, la quale in tanti altri modi ci viene meno. Nè si ripudii così una parte, qualunque