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si mostra pratico di quanto sapevasi allora, basti il dire: che dei primi anni di questo secolo è quel Leonardo Fibonacci cancelliere della Dogana dei Pisani in Bugia di Barberia, dal cui credesi o introdotto o divulgato l’uso dei numeri indici o arabici1. Così queste scienze sorte già, dicesi, in Egitto ad uso dell’agricoltura, risorgevano ora in Italia ad uso del commercio. Ma a tal progresso è da contrapporre la solita ombra di un’ignoranza pur durante; quella di un Campano da Novara, commentator d’Euclide, ed uno de’ primi matematici dell’età, il quale attendeva alla quadratura del circolo2.
Ma più importante è per noi lo stato dell’astronomia all’età di Dante. Il quale non mirava al cielo in poesia o in ispirito solamente; ma materialmente ancora, e con amore e desiderio, quale a sommo fra gli oggetti di contemplazione, e come a dimora reale degli spiriti