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se non una inutile e forse infelice arguzia e prontezza. Ad ogni modo, della dialettica del medio evo ninno certo giudicò meglio che Corrado III imperadore; il quale, irretito da uno di que’ maestri di logica in una di quelle arguzie, molto bene se ne disimpacciò esclamando: Che gran buon tempo hanno pure i letterati!. Né si astenne Dante da tali esercitazioni; che addestratovi in gioventù, vedremo a luogo suo come vi si dilettasse, in Napoli forse e in Verona, certo poi alla famosa università di Parigi. Anche i grandi uomini forza è che servano talvolta al loro tempo: ma questa differenza v’è tra i grandi e i piccoli, che costoro servon sempre e restan gregge, dove i grandi sanno trovare qualche lor giorno di libertà, e fanno opere allora discernibili di mezzo alle servili, proprie o d’altrui. Me erano migliori gli studi compresi nelle quattro arti del quadrivio. Delle due prime, l’aritmetica e la geometria, meno appartenenti agli studi di Dante, ma in che pure ei