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che dall’altre, dalla massima; e riluce non meno da’ fatti della vita di lui. Così giovasse il grande esempio a non lasciarci dimezzar l’ingegno nè dagli uni, nè dagli altri de’ malaccorti disprezzatori de’ tempi passati o de’ presenti.
Gli studi elementari al tempo di Dante erano ancora compresi nelle sette arti, dette con nomi barbari del trivio e quadrivio. Il trivio comprendeva grammatica, rettorica, e dialettica; il quadrivio aritmetica, geometria, musica, ed astronomia; e Dante stesso nel suo libro del Convito segue tal distribuzione di studi1. La grammatica non toccava alle lingue moderne o volgari, abbandonate all’uso, e tenute in quel conto, che si fa ora de’ dialetti2. Era dunque di sola lingua latina; ma quale poteva essere senza il confronto così necessario colla lingua parlata, senza dizionari, e prima de’ lavori immensi dei nostri quattro e cinquecentisti, e di tutti gli altri, che avanzarono nelle nostre vie.

  1. Conv., Trat. II, c.14, p.106.
  2. Volg. Eloq., lib,I, cap. 11, p. 264.