Pagina:Vita di Dante.djvu/110

100 capo quarto

nel secolo XII, in tempi già vicini al nostro assunto, elle rinascessero in Pisa, potentissima e ricchissima fra le città d’Italia, nell’edificazioni del Campo Santo, del Duomo, della Torre e del Battistero, e per opera poi di Nicola Pisano scultore. Rinacque allora l’arte, non più a morire in fasce come l’antica italica, o a viver d’imitazioni e di opere straniere come la romana; ma tutta nuova ed originale italiana, e più specialmente toscana, a correre un periodo splendidissimo, e non cessato in Italia, e a diffondersi quindi in tutto il mondo moderno cristiano. Del resto, tal progresso dell’arti seguì le medesime vie, al medesimo tempo che quell’altro delle lettere; essendo esse dalla vicina Pisa venute a mezzo il secolo XIII in Firenze. Dove, trascurando i più oscuri, primo appunto si conta Cimabue; e, scolaro, seguace e superator di quello, Giotto, l’altro nomato da Dante e contemporaneo di lui. Quanto grandi fossero i passi fatti fare all’arte dal primo, quali dal secondo, non è assunto nostro il ragionarne; ma vedesi in tutto, che ne furono meravigliati i contemporanei. Nè Dante si contentò di testimoniarne, e rallegrar-