Pagina:Vita di Dante.djvu/105

dubita se colui che vede è Dante, e prosegue:

Ma dì s’io veggio qui colui che Cuore
Trasse le nuove rime , cominciando:
Donne, ch’ avete intelletto d’ amore.

Ed io a lui: io mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, ed in quel modo
Ch’ei della dentro, vo significando.

O frate, issa1vegg’io, diss’egli, il nodo
Che 1’Notaio, e Guittone, e me ritenne
Di qua dal dolce stil nuovo eh’ io odo

Io veggio ben come le vostre penne
Diretro al dittator sen vanno strette,
Che delle nostre certo non avvenne.

E qual più a gradire oltre si mette,
Non vede più dall’uno all’altro stilo;
E quasi contentato si tacette.

PURG. XXIV. 49-63.

Nel qual passo, che è come un’arte poetica ad uso di tutte le nazioni e le età, non mi fermerò ad osservare nè le bellezze, che sono tante quante le parole; e nemmeno quella ragione della superiorità di alcuni poeti d’ogni tempo: Io mi son un che, quando Amar mi spira ec.; nè

  1. Issa per adesso, modo lucchese.