degli amici, e se lor bastila vita e la fortuna, nella loro città. Dino Compagni lo ritrae qual "giovane gentile, cortese ed ardito, ma sdegnoso e e solitario, ed intento allo studio". E il Boccaccio, che pur ne parla altrove, dice di lui in una Novella, che: "oltre a quello che fu uno de’ migliori laici che havesse il mondo, ed ottimo philosopho naturale (delle quali cose poco la brigata curava), sì fu egli leggiadrissimo, et costornato, et parlante huomo molto; et ogni cosa che far volle, et a gentil huomo pertinente, seppe meglio che altro huom fare; et con questo era ricchissimo, et a chiedere a lingua sapeva honorare cui nell’animo gli capeva che il valesse.... Ma perciocché Guido alcuna volta speculando molto astratto dagli uomini diveniva; et perciò che egli alquanto teneva della opinione degli Epicurei, si diceva traila gente volgare, che queste sue speculazioni eran solo di cercare se trovar si potesse che Iddio non fosse". Anche il Sacchetti narra una novella di Guido Cavalcanti: che giocando