Pagina:Vita di Dante, Petrarca e Boccaccio.djvu/98

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ione iu mano detta pubblica fora Firtntù», do rèa esser con «Uri .bruciato -vivo. E di tal Ma tanta terribile dasaene iu appa- rente motivo, aver lui fatto ingiusti lucri, e inique baratterie, e.poi esser divenuto reo di contumacia. Ma vera cagione di tei òondanna si fa l’ odio implacabile de’Neri; e questo altro non giova a provare, siccome dice il Tiraboscbi, che il furore, con sui i due contrarli partili- andava osi lacerando Tao l’altro* (bb 3. p. 482).

■ (x) Questa notiiia beo pi accorda con quel che «e scrissero il Villani, ed il Boccaccio, i quali lo vogliono in tempo dello esilio a le scuole di Bologna , di Padova , di Parigi. Non cosi Benvenuto da Imola, che dice, Dante essere uelle dette due oitik andato mentre eia giovane, pria dell’esilio; « solo con- viene in quanto che da esule abbia studiato a Parigi. Giovan- ni da Sariavalle non sòl conduce Dante a Parigi a motivo di •tudio, dm benanche in Oxford. Mario Fdelfo lo vuole a le scuole di Cremona, e di Napoli. Che il poeta parò stato sia in Napoli, della qual cosa mica non paria il Manetti, nè il Boc- ca ceto, -pare esser certiasiiho per quelln che da altri storici sì raccoglie* E tra le altre cose, dicesi, essere alcau tempo diano- rato in Mofttecasinn, ov’ ebba occasiou d’informarsi della vi- si «ne di Alberico monaco , la quale secondo taluni falsamente ai è creduto, aver giovato all’ Alighieri per fondemento della maggior sua opera. Questo torrebbe il pregio dell’originali- tà al divino poema , e non i affitto da credersi vero, altro non essendo la visione di Alberico, che una. farragine di stra- mamme «uperstiiiafe idee.

■fxi) Qui debbesi avvertire, non trovarsi fatta alcuna mentiona di £«> che Dante per riverente de la petria , venuto l’impe- ra dorè Arrigo Vii di Luxemburgo ad accamparti presso Fi- renze, non volle esservi presente, a combattere’, secondoche egli scrive , e Bruni anche rapportalo , contuttoché (Conforta lo re fosse stato di sua venula. Qnesto prova l’amore indicibile, ohe verso Fiiente nutriva , talché non mai < obbliò i sacri doveri verso la patria, ancoraché fotte ingrata.