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ti volgari «1 debbano tenere. Questa, maniera di poetare in patria lingua il nostro poeta il primo tra gì* italiani, pochi anni avanti inventata, non altrimenti nobilitò per consenso quasi universale, che Omero in greco presso i Greci, o Virgilio in .latino presso i Latinir ed ogni akro un tempo la sua-appo i suoi abbia illustrato. Perciocché egli il primo per questa sua poesia assai ingentilito l’idioma Fiorentino, più che altri non mai abbia fallo, corre uni versai voce, estese cognizioni delle Divine, ed umane cose aver lasciato scrìtte \ quandoché pria i volgari poeti ne’ loro carmi, omraessi più-gravi lem, altro non abbiano prodotto, che vanissime baie. La gravità di si grandi obbietti in questo suo divini poema benanche seppe mirabilmente co’ sali di moltissima grana condire. Siftàtte cose dunque memr’ei meditava, ed eseguiva, impronta morte il prevenne; della quale pria che discorra, ho stimato non .essere alieno dal soggetto, succintamente sporre tutto che sembra a la forma, a I’ abito, a la coltura, a’ costumi di lui appai; te nere.

Si racconta essere stato questo inclito poeta alto regolarmente della persona, di volto alquanto bislungo, di occhi anzi grossi xhe piccoli, aquilino il naso, le mascelle grandi, e peudenti, il labbro di aotto un po’ più dell’altro proteso, la carnagione bruna, la barba ed i capelli neri, lunghi, e uu po’ ricciuti;.di che, se taluno troppo curioso de le cove anco ininime, abbia per caso alcun dubbio,