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ti, e stranieri a maggior senno giudicarono. Ma queste cose son dei Greci, dirà taluno: cheI forse i Romani tuoi precessori, dopoché fiorirono in ogni genere di dottrine, non accordarono la cittadinanza ad Archia Antiocheno, a prò di citi sta scritta elegante orazion di Cicerone, per ciò solo che quegli era sommo poeta? E come io credo, moltissimi altri valorosi poeti stranieri similmente condecorarono. Che, se le il lustri città de la Grecia quasi tutte Omero quantunque alieno, perchè era poeta, anche dopo sua morte, a tanta forza richiesero, che acremente tra loro dibatterono per averselo

anche i Romani si ebbero a gran pregio noverare tra loro cittadini vati forestieri. E come rmai tu patria Firenze questo tuo si egregio, si valoroso poeta, che tanto per vetustà di origine, per singoiar carità verso di te ti apparteneva, potesti così repudiare, da punirlo di perpetuo ba*ido? Ma basti fin qui; ora massimamente, che nulla di utilità puossene ritrarre, perché tenuta non fossi in disonore per si nefando esigi io del tuo poeta. Queste ragioni forse in quel tempo Sciagurato dell’esilio sarèbbero state utilissime, affinchè Y innocente a gran disdoro del nome Fiorentino non si fosse cacciato in bando’. Del resto impossibile essendo non fare le cose già fatte, almeno ciò eh* è in te, io qual tuo cittadino ti prego, e scongiuro che vogli farerichiama a la fine dall’esilio le sacre ossa del tuo poeta dove, molti anni anco dopo che fu esiliato vivendo, non mai lo volesti con eccesso di perii-