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ALLA VITA dell'autore XIII erano stati i primi oggetti che si offrirono alla riflessione di don Fernando ; nell' abbandonare la corte di Castiglia gli s'impresse in mente alcunché di grande e di silenzioso, come la calma dell' At- lantico : ebbesi familiare il raccoglimento ; e per- chè l'immensità, compenetrandoci, soffoca la nostra parola, la qual sente la propria impotenza davanti l'Infinito, il figlio del Contemplatore della Crea- zione diventò laconico in parlare, e non Uìoltiplicò né gli scritti, né i discorsi ; pensò molto più che non operò ; operò più assai che non parlò ; e parlò più che non iscrisse. "Ma le sue nobili doti, la sua vasta erudizione, quella maturità di ragione, cui Cristoforo Colombo riconosceva già, in Fernando gli procuravano la stima della corte, stima mista ad invidia per parte degli ufficii di marina e la confidenza dei Monarchi. Fernando non brigò da questi alcun favore, o dis- tinzion personale ; né volle dalla Chiesa altro che l'onore di portare la sua assisa, non avendo mai ardito sollevarsi fino al sacerdozio. " Quando suo fratello primogenito, l'ammiraglio don Diego Colombo parti per la Hispaniola, ei lo seguì co' suoi zii don Bartolomeo e don Diego. Prima della sua partenza il re Ferdinando aveva raccomandato all'Ammiraglio di concedere a don Fernando nel suo governo tutto ciò che potesse tornare in di lui vantaggio (1). Non si vede che (1) " Tuvo orden del Rey para aprovechar à hennano don Hernando en quanto pudiesse." — Herrer, Historir general de las Indias occidentales. Decada 1, VII, cap. vi.