del suo cuore in questo suo stile. Il Canonico zio, e l’ava Tomini, che quasi sempre la tennero presso di loro nel tempo che andò a scuola in Borgo S. Lorenzo, mi attestarono, non senza lagrime di tenerezza, che più volte a pranzo portate in tavola paste o frutta, e datene anche a Cecilia, quando avea cominciato ad assaggiarne, e che interrogata, se erano buone, rispondeva con gran gusto di sì, or l’uno or l’altra le toglievano dinanzi il piatto, dicendo, bastare così, e facevano sembianza di non più darlo a lei; e che per vedere cosa era capace di fare l’andavano tormentando colle alternative, di dare di nuovo, e di ritogliere, nè mai o si fè seria, o diede lagrime, o si turbò, ma sempre serena, e vittoriosa trionfava del rinascente gusto, e al toglimento definitivo si rimaneva ridente ed eguale. Cosa che intenerì talvolta il cuore a quel sincero uomo fatto sul taglio della cordiale natura-