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Vedendo il suo confessore al secondo, e terzo giorno che non era lontano il momento di perdere Cecilia per donarla al Cielo, le andò al letto, e le disse schiettamente così: Cecilia i Medici han detto che per voi non c’è più rimedio; da qui a pochi giorni converrà fare la volontà di Dio, e poi cominciò a recitare il Te-Deum, che D. Ambrogio le lasciò dire perchè lo diceva con un sapore di paradiso, e massime nel pronunciare le ultime parole: In te Domine spravit &c. parea che l’anima volasse dietro le parole in braccio a Dio. La sua rassegnazione era mirabile, sentiva in prevenzione del Paradiso, ed era tale che quasi levava il dolore d’averla a perdere; e l’oppresso suo consorte ebbe a dirmi che l’allegria della sua Cecilia quel dì che le si annunciò la morte, avea data a lui la vita; e si sentì come rompere un gran nodo che gli stringeva, ed opprimeva il cuore: Ridebit in die novissimo!