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cre, di egual corporatura, agile al moto, e spiritosa; di faccia lunghetta, e sana; le labbra color di corallo; le guancie nè scarme, nè ritonde, sempre in un rosso gentile, quasi di rosa; occhi vivaci, grandi, sereni, neri, sempre allegri; la fronte alta decentemente, e maestosa, colla bocca sempre in sorriso, con voce parca, e dolce; capelli fini, biondi, e folti. Tutto questo unito all’innocenza del costume, alla decorosa pulitezza del tratto, alla schiettezza mirabile, e alla saggia semplicità delle maniere, all’affabilità cortese del parlare, e a quel non so che di bello e di superiore, che la virtù, e virtù di quel carattere aggiunge alla bellezza, faceva della nostra Cecilia la più bella cosa del mondo. Tale era la nostra Cecilia, quando trovandosi un giorno a Carvico, villeggiatura di Casa Vecchi, in Settembre, e venuto in pensiero agli ospiti di casa di fare una passeggiata pomeridiana al vicino Mon-