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mirando vide che a pittura v’era dentro descritta la vita, e martirio di S. Secondo; ordinò che più si dilatasse l’apertura del muro, e levata la pietra che stava sopra alla cassa di mezzo attorniata da lame di ferro, che ancora in oggi esiste sul pavimento di detto scurolo, ed aperta quella di piombo vide tutto il sagro Corpo del Santo Martire. Era pensiere del Vescovo, che per allora ogni cosa passasse sotto silenzio, e segretezza, sinchè determinato si fosse quel che doveasi fare intorno alla suddivisata ricognizione, epperò avea dato ordine di nuovamente otturare il buco; ma Iddio non lo permise, anzi volle, che questa invenzione fosse accompagnata da stupendi successi; imperocchè spalancatesi da loro stesse le porte della Chiesa, onde ne fu senza sua colpa sgridato il Sagrestano, che di nuovo le chiuse, ma inutilmente, perchè subito si riaprirono: vi si affollarono molta gente. Fra quei che vi concorsero uno fu il nobile uomo Gabriele Bolla, molto di-