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la Chiesa d’Asti, che legge nell’antifona del Benedictus per la festa, e commemorazione di S. Secondo: videns Secundus Salvatorem suum, adoravit eum &c.) il quale lo assicurò di sua assistenza.1
Non poco restarono all’indimani afflitti i custodi della prigione, in cui era stato rinchiuso Secondo, vedendo ch’egli mancava, e temendo d’esser da Saprizio puniti come infingardi, e trascurati, si rifuggiarono nel tempio di Giove, come in luogo di franchigia. Di tale fuga avvertito Saprizio tosto li fe’ chiamare a se, e ascrivendo il fatto non a loro colpa, ma a magia (del che allora comunemente venivano incolpati i Cristiani) seco li condusse in Asti con animo di sfogarsi contro Calocero.
Appena giunto in Asti Saprizio comanda, che immantinente gli si prepari il suo tribunale, e davanti gli sia
- ↑ Questa miracolosa apparizione del Salvatore si legge in fine della presente vita.