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corrotta la mia fede; nè temo in conto alcuno di perdermi, mentre in esso la più felice vita ritrovasi? Sei forse, Saprizio, sitibondo del sangue mio? tracannalo pure, ch’io di buon animo l’offro in sagrificio al mio Dio. Appetisci forse darmi tormenti, e morte? eccoti il mio capo, recidilo, ecco le viscere, ecco il corpo tutto, taglia, sbrana, e recidi, e sappi, ch’io nulla stimo la vita, niente temo i tormenti, non pavento le pene, poco mi curo delle delizie, abborrisco gli onori di te, e del tuo Adriano: le ricchezze del mio Casato le rifiuto: solo Cristo è de’ miei giusti affetti la guida; e la Patria mia riporterà maggiore vantaggio dal sangue mio per la vera fede di Cristo sparso, che dall’aver io ubbidito ad un Imperatore infedele, e sagrificato a’ Demonj. Io seppellii Marziano; io ricusai venirti avanti, e tutto ciò mi glorio d’aver fatto pel mio Dio.

Niuna calma trovavano dopo tali discorsi nel cuore inquieto dell’adirato Saprizio i suoi turbati pensieri, e