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jeli il pastore. | 87 |
di un anno, e dei polli, e un tacchino. Insomma voleva fare le cose in grande, e senza risparmio, per farsi onore coi suoi amici, e mentre tutte quelle bestie schiamazzavano dal dolore, e i capretti strillavano sotto il coltello, Jeli si sentiva tremare le ginocchia e di tratto in tratto gli pareva che la lana che andava tosando e l’erba in cui le pecore saltellavano avvampassero di sangue.
— Non andare! disse egli a Mara, come don Alfonso la chiamava perchè venisse a ballare cogli altri. Non andare, Mara!
— Perchè?
— Non voglio che tu vada! Non andare!
— Lo senti che mi chiamano?
Egli non profferiva più alcuna parola intellegibile, mentre stava curvo sulle pecore che tosava. Mara si strinse nelle spalle, e se ne andò a ballare. Ella era rossa ed allegra cogli occhi neri che sembravano due stelle, e rideva che le si vedevano i denti bianchi, e tutto l’oro che aveva indosso le sbatteva e le scintillava sulle