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82 | jeli il pastore. |
Il fattore e il campajo si aspettavano di veder scorrere il sangue a quelle parole; ma invece Jeli rimase istupidito come se non le avesse udite, o come se non fosse fatto suo, con una faccia da bue che le corna gli stavano bene davvero.
Ora si avvicinava la Pasqua e il fattore mandava tutti gli uomini della fattoria a confessarsi, colla speranza che pel timor di Dio non rubassero più. Jeli andò anche lui, e all’uscir di chiesa cercò del ragazzo con cui erano corse quelle parole e gli buttò le braccia al collo dicendogli:
— Il confessore mi ha detto di perdonarti; ma io non sono in collera con te per quelle chiacchiere; e se tu non toserai più il formaggio a me non me ne importa nulla di quello che mi hai detto nella collera.
Fu da quel momento che lo chiamarono per soprannome Corna d’oro, e il soprannome gli rimase, a lui e tutti i suoi, anche dopo che ei si lavò le corna nel sangue.
La Mara era andata a confessarsi anche lei, e