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jeli il pastore. | 79 |
portava in cucina, Mara l’aiutava ad appendere il tabarro al chiodo, e a togliersi le gambiere di pelle, davanti al focolare, e gli versava il vino, metteva a bollire la minestra, apparecchiava il desco, cheta cheta e previdente come una brava massaia, nel tempo stesso che gli parlava di questo e di quello, della chioccia che aveva messo a covare, della tela che era sul telaio, del vitello che allevavano, senza dimenticare una sola delle faccenduole che andava facendo, Jeli quando si trovava in casa sua, si sentiva d’essere di più del papa.
Ma la notte di Santa Barbara tornò a casa ad ora insolita, che tutti i lumi erano spenti nella stradicciuola, e l’orologio della città suonava la mezzanotte. Egli veniva perchè la cavalla che il padrone aveva lasciata al pascolo s’era ammalata all’improvviso, e si vedeva chiaro che quella era cosa che ci voleva il maniscalco subito subito, e ce n’era voluto per condurla sino in paese, colla pioggia che cadeva come una fiumara, e colle