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jeli il pastore. 55

cielo s’era fatto bianchiccio e i monti tutto intorno parevano che spuntassero ad uno ad uno, neri ed alti. Dalla svolta dello stradone si cominciava a scorgere il paese, col monte del Calvario e del Mulino a vento stampato sull’albore, ancora foschi, seminati dalle chiazze bianche delle pecore, e come i buoi che pascolavano sul cocuzzolo del monte, nell’azzurro, andavano di qua e di là, sembrava che il profilo del monte stesso si animasse e formicolasse di vita. La campana dal fondo del burrone non si udiva più, i viandanti si erano fatti più rari, e quei pochi che passavano avevano fretta di arrivare alla fiera. Il povero Jeli non sapeva a qual santo votarsi in quella solitudine; lo stesso Alfio da solo non poteva giovargli per niente; perciò costui andava sbocconcellando pian piano il suo pezzo di pane.

Finalmente si vede venire a cavallo il fattore, il quale da lontano strepitava e bestemmiava accorrendo, al vedere gli animali fermi sulla strada, sicchè lo stesso Alfio se la diede a gambe per la collina.