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jeli il pastore. 53

In tal modo Jeli, il guardiano dei cavalli, perdette il pane, perchè giusto in quel punto sopravveniva all’improvviso una carrozza che non si era udito prima, mentre saliva l’erta passo passo, e s’era messo al trotto com’era giunta al piano, con gran strepito di frusta e di sonagli, quasi la portasse il diavolo. I puledri, spaventati, si sbandarono in un lampo, che pareva un terremoto, e ce ne vollero delle chiamate, e delle grida e degli ohi! ohi! ohi! di Jeli e del ragazzo prima di raccoglierli attorno alla bianca, la quale anch’essa trotterellava svogliatamente, col campanaccio al collo. Appena Jeli ebbe contato le sue bestie, si accorse che mancava lo stellato, e si cacciò le mani nei capelli, perchè in quel posto la strada correva lungo il burrone, e fu nel burrone che lo stellato si fracassò le reni, un puledro che valeva dodici onze come dodici angeli del paradiso! Piangendo e gridando egli andava chiamando il puledro — ahu! ahu! ahu! — che non ci si vedeva ancora. Lo stellato rispose finalmente dal fondo del burrone,