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26 | jeli il pastore. |
mandra, sicchè il contadino che l’aveva surrogato nella guardia dei cavalli, non perse neppure la giornata; ma il povero ragazzo era ritornato così sconvolto che alle volte lasciava scappare i puledri nel seminato. — Ohè, Jeli! gli gridava allora Massaro Agrippino dall’aja; o che vuoi assaggiare le nerbate delle feste, figlio di cagna? — Jeli si metteva a correre dietro i puledri sbrancati, e li spingeva mogio mogio verso la collina; però davanti agli occhi ci aveva sempre la sua mamma, col capo avvolto nel fazzoletto bianco, che non parlava più.
Suo padre faceva il vaccaro a Ragoleti, di là di Licodia, «dove la malaria si poteva mietere» dicevano i contadini dei dintorni; ma nei terreni di malaria i pascoli sono grassi, e le vacche non prendono le febbri. Jeli quindi se ne stava nei campi tutto l’anno, o a Donferrante, o nelle chiuse della Commenda, o nella valle del Jacitano, e i cacciatori, o i viandanti che prendevano le scorciatoie lo vedevano sempre qua e là, come un