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jeli il pastore. | 25 |
bero fatto volentieri qualche cosa per lui, poichè era un ragazzo servizievole, e ci era sempre il caso di buscarci qualche cosa da lui. La gnà Lia gli cuoceva il pane per amor del prossimo, ed ei la ricambiava con bei panierini di vimini per le ova, arcolai di canna, ed altre coserelle. — Facciamo come fanno le sue bestie, diceva la gnà Lia, che si grattano il collo a vicenda.
A Tebidi tutti lo conoscevano da piccolo, che non si vedeva fra le code dei cavalli, quando pascolavano nel piano del lettighiere, ed era cresciuto, si può dire, sotto i loro occhi, sebbene nessuno lo vedesse mai, e ramingasse sempre di qua e di là col suo armento! «Era piovuto dal cielo, e la terra l’aveva raccolto» come dice il proverbio; era proprio di quelli che non hanno nè casa nè parenti. La sua mamma stava a servire a Vizzini, e non lo vedeva altro che una volta all’anno quando egli andava coi puledri alla fiera di San Giovanni; e il giorno in cui era morta, erano venuti a chiamarlo, un sabato sera, ed il lunedì Jeli tornò alla