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204 | pentolaccia. |
Allora egli si rizzò come se l’avesse morso un cane arrabbiato, e si diede a correre verso il paese senza vederci più degli occhi, che fin l’erba e i sassi gli sembravano rossi al pari del sangue. Sulla porta di casa sua incontrò don Liborio, il quale se ne andava tranquillamente, facendosi vento col cappello di paglia. — Sentite, «signor compare» gli disse lui; se vi vedo un’altra volta in casa mia, com’è vero Dio! vi faccio la festa!
Don Liborio lo guardò negli occhi, quasi parlasse turco, e gli parve che gli avesse dato volta al cervello, con quel caldo, perchè davvero non si poteva immaginare che a «Pentolaccia» saltasse in mente da un momento all’altro di esser geloso, dopo tanto tempo che aveva chiuso gli occhi, ed era la miglior pasta d’uomo e di marito che fosse al mondo.
— Cosa avete oggi, compare? gli disse.
— Ho, che se vi vedo un’altra volta in casa mia, com’è vero Dio, vi faccio la festa.