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guerra di santi. 187

— Il sindaco dice che vi sarà la festa — sussurravano nella folla.

— Litigherò sino alla consumazione dei secoli! mi ridurrò povero e in camicia come il santo Giobbe, ma quelle cinque lire di multa non le pagherò! dovessi lasciarlo nel testamento!

— Sangue d’un cane! che festa vogliono fare se quest’anno morremo tutti di fame! — esclamava Nino.

Sin dal mese di marzo non pioveva una goccia d’acqua, e i seminati gialli, che scoppiettavano come l’esca «morivano di sete». Bruno il carradore diceva invece che quando San Pasquale esciva in processione pioveva di certo. Ma che gliene importava della pioggia a lui se faceva il carradore, e a tutti gli altri conciapelli del suo partito?... Infatti portarono San Pasquale in processione a levante e a ponente, e l’affacciarono sul poggio, a benedir la campagna, in una giornata afosa di maggio, tutta nuvoli: una di quelle giornate in cui i contadini si strappano i capelli