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176 | guerra di santi. |
i più riottosi andarono a dormire in prigione, il santo tornò in chiesa a corsa piuttosto che a passo di processione, e la festa finì come le commedie di Pulcinella.
Tutto ciò per l’invidia di que’ del quartiere di San Pasquale. Quell’anno i devoti di San Rocco avevano speso gli occhi della testa per far le cose in grande; era venuta la banda dalla città, si erano sparati più di duemila mortaretti, e c’era persino uno stendardo nuovo, tutto ricamato d’oro, che pesava più d’un quintale, dicevano, e in mezzo alla folla sembrava una «spuma d’oro» addirittura. La qual cosa doveva fare maledettamente il solletico a quei di San Pasquale, sicchè uno di loro alla fine perse la pazienza, e si diede a urlare, pallido come un morto: — Viva San Pasquale! — Allora s’erano messe le legnate.
Poichè andare a dire viva San Pasquale sul mostaccio di San Rocco in persona è una provocazione bella e buona; è come venirvi a sputare in casa, o come uno che si diverta a dar dei pizzi-