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     Ch’io non debbo giammai
     Veder la donna ond’io vò sì dolente,
     Tanto dolore intorno al cor m’assembra
     La dolorosa mente
     Ch’io dico: Anima mia, chè non ten vai?
     Chè li tormenti che tu porterai
     Nel secol che t’è già tanto nojoso
     Mi fan pensoso di paura forte;
     Ond’io chiamo la morte
     Come soave e dolce mio riposo:
     E dico: Vieni a me: con tanto amore
     Che sono 682[682 astioso B.P.RA.S.] afflitto di chiunque muore.1
E si raccoglie ne li miei sospiri
     Un suono di pietade
     Che va chiamando morte tuttavia.
     A lei si volser tutti i miei desiri
     Quando la Donna mia
     Fu giunta da la sua crudelitade;
     Perchè’l piacere de la sua beltade
     Partendo sè da la nostra veduta
     Divenne spirital bellezza 683[683 e grande B.P.RA.S.] grande:
     684[684 Che per lo ciel si spande B.S.Che per lo cielo spande P.RA.] Però ch'il cielo spande
     Luce d’amor che gli ace saluta, ciel si spande
     E lo 'ntelletto lor alto 685[685 e sottile B.P.RA.S.] sottile
     Face maravigliar; 686[686 si n'è gentile B.S. tanto è gentile P.RA.] sì vien gentile,

In quel giorno nel quale si compiea l'anno che questa donna era fatta 687[687 delle cittadine B.P.S.] de' cittadini di Vita eterna, io mi sedea in parte nella quale ricordandomi di lei 688[688 disegnava B.P.S.] disegnavo un Angelo sopra certe tavolette: e mentre 689[689 io il disegnava B.P.S.] io designava, volsi gli occhi, e 690[690 vidi lungo me uomini B.P.S.] vidi uomini ai quali si convenia di fare onore, e riguardavano quello ch’io facea: e, 691[691 secondo B.P.S.] secondo quello che mi fu detto poi, 692[692 essi erano stati già alquanto ansi che io B.P.S.] egli erano stati innanzi ch’io

  1. Afflitto per invidioso. L' invidia, figlivol mio, se stesso macera. San. Astioso forse negli altri codici era una glossa interlineare, che dichiarava questo senso della voce afflitto.