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     Quelle che vanno con lei son tenute
     Di bella grazia a Dio render mercede.
E sua beltade è di tanta virtute
     Che nulla invidia all'altre ne procede,
     Anzi le face andar seco vestute
     Di gentilezza d'amore e di fede,
La vista sua 598[598 face P.S.] fa ogni cosa umile
     E non fa sola sè parer placente,
     Ma ciascuna 599[599 per se B.] per lei riceve onore.
Ed è negli atti suoi tanto gentile
     Che nessun la si può recare a mente
     Che non sospiri in dolcezza d'Amore. *

Appresso ciò cominciai a pensare un giorno sopra quello che detto avea della mia donna, cioè in questi due Sonetti precedenti, e veggendo nel mio pensiero ch‘ io non avea detto di quello che al presente tempo 600[600 apperava B.P.S.] adoperava m me, 601[601 parvemi B.P.S.] pareami difettivamente avere parlato; e però proposi di dire parole, nelle quali io dicessi 602[602 come operava in me la sua virti.e non credendo S.] come mi parea essere disposto alla sua operazione, e come operava in me la

* Questo Sonetto ha tre parti. Nella prima dico 605[605 quelle cose le quali operava in altrui B. quelle cose che] tra che genti1 questa donna più mirabile parea. Nella seconda dico 604[604 siccom'era giojosa B.P.] com’era graziosa la sua compagnia; nella terza dico 605[605 quelle cose le quali operava in altrui B.quelle cose che] di quelle cose ch'ella virtuosamente operava io altrui. La seconda comincia quivi: Quelle che vanno. La terza quivi: E sua beltade. Quest'ultima parte si divide in tre: nella prima dico quello che operava nelle donne, cioè per loro medesime: nella seconda dico quello che operava in loro per nelle donne, ma in tutte le persone, e non solamente nella sua presenza, ma ricordandosi di lei mirabilmente operava. La seconda comincia quivi: La vista. La terza quivi: Ed è negli atti.

  1. Tra che genti: cioè tra qual gente; avendo detto tra le donne.