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vergognandomi fra me stesso dicea: Se questa donna sapesse la mia condizione, io non credo che cosi gabbasse la mia persona; anzi credo che molta pietà le ne verrebbe. E in questo pianto stando, proposi di dir parole nelle quali a lei parlando, significassi la cagione del mio trasfiguramento, e dicessi che io so bene, ch’ella non è saputa, e se fosse saputa, io credo che pietà ne giungerebbe altrui: e proposile di dire, desiderando che venissero (*) nella sua audienza; e allora dissi questo Sonetto:
con l’altre donne mia vista gabbate,
E non pensate, donna, onde si mova
Ch’io vi rassembri si figura nova,
Quando riguardo la vostra beltate.
Se lo saveste, non porria pietate
Tener più contra me l’usata prova;
Ch’Amor quando si presso a voi mi trova
Prende baldanza, e tanta sigurtate,
Che fier ira miei spiriti paurosi,
E quali ancide, e quai pinge di fuora
Si che solo rimane a veder voi.
Ond'io mi cangio in figura d altrui;
Ma non sì ch’io non senta ben allora
Li guai degli scacciati tormentosi.*
343 Sì ch’ci
- Questo Sonetto non divido in parti, perchè la divisione non si fa, se non per aprire le sentenzie della cosa divisa: onde; con ciò sia cosa che per la sovraggiunta cagione assai sia manifesto, non ha mestiere di divisione. Vero è che tra le parole ove si manifesta per la cagione di questo Sonetto si trovano dubbiose parole; cioè quando dico che Amore uccide tutti i miei spiriti, e li visivi rimangono in vita, salvo che fuori degli strumenti loro. E questo è dubbio impossibile a solvere a chi non fosse in simil grado fedel d’Amore; ed a coloro
(•) Nel n. cod. per avventura in marg.