Giacean le siracusie api dormenti 50Del folto di papiri Ànapo al margo,
Allor che un suon d’italici concenti
Destolle dal letargo.
E qui trasser frettose ove un soletto
Su la cetra esprimea gli estri del core: 55Era un biondo e pensoso giovinetto
Dal glauco occhio d’amore.
Lieto su quella cetra allor depose
Lo stuol de l’api armonïose il miele:
Indi al vario pensiero il suon rispose 60Più dolce e più fedele.
Così l’idillio un giorno ebbe Aretusa,
Come la linfa sua placido e terso;
Così parlano ancor Sorga e Valchiusa
L’acceso italo verso. 65Oh! benedetta sia l’arpa gentile
Che a cortesia le schive anime addestra,
Che piange il sol del fuggitivo aprile,
Che crede ed ammaestra!
Scendeva Orfeo da l’apollineo coro 70Fra l’ombre e i mostri de la selva Idea;