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68 a v. bellini

Giacean le siracusie api dormenti
50Del folto di papiri Ànapo al margo,
Allor che un suon d’italici concenti
                        Destolle dal letargo.
E qui trasser frettose ove un soletto
Su la cetra esprimea gli estri del core:
55Era un biondo e pensoso giovinetto
                        Dal glauco occhio d’amore.
Lieto su quella cetra allor depose
Lo stuol de l’api armonïose il miele:
Indi al vario pensiero il suon rispose
                        60Più dolce e più fedele.
Così l’idillio un giorno ebbe Aretusa,
Come la linfa sua placido e terso;
Così parlano ancor Sorga e Valchiusa
                        L’acceso italo verso.
65Oh! benedetta sia l’arpa gentile
Che a cortesia le schive anime addestra,
Che piange il sol del fuggitivo aprile,
                        Che crede ed ammaestra!
Scendeva Orfeo da l’apollineo coro
70Fra l’ombre e i mostri de la selva Idea;