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30 | C. REINA |
le cupe ire del Visconti, i lamenti della consorte misera, vittima della gelosia e della calunnia, il coro «Angiol di pace», tanta verità, tanta severità di bellezze furono poco dopo applaudite e considerate altamente. Come la sua sorella, la Norma, accolta coi mormorî dell'accigliata sorte, trovò subito i plausi riparatori e solenni, così la Beatrice confermerà mai sempre la voce della tua coscienza «che non avevi fatto lavoro del tutto indegno».
Londra risuonava già dal suo nome. Invitato, diresse colà due delle sue opere. Giuditta Pasta, la interprete eletta della sua musica nella Norma, scoteva quei cori, ove l'entusiasmo penetrando sotto freddi e indocili veli, bentosto diventa durevole e saldo. La Malibran, che cantava la Sonnambula, nel vederlo apparire, seguìto da una folla di eletti giovani, sul proscenio, gettandogli le braccia al collo prorompeva: «Ah, m'abbraccia!» , parole di quel canto che suscitava tanto