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BELLINI 29

rifulgono, accieca per poco; e con inesplicabili modi di fanciullo scortese, oblia gli allori prodigati a piene mani, si confonde nell’oltraggio, finchè, pentito, ritorna a più supremi omaggi.

Leggiamo ancora le parole che il Bellini scriveva al suo condiscepolo Bornaccini: «Tutte le mie fatiche per Venezia sono state sparse al vento. Avrai saputo il solenne fiasco della mia Beatrice. Potrei addurre in iscusa il mal’umore del pubblico per il ritardo, certi articoli preventivi in un Giornale, un avvertimento di Romani nel suo libro, che pute di carnefice in tutti i punti. Ma tali ragioni ora sarebbero intempestive; altro non mi consola, per ora, che la seconda recita della Beatrice portò alla impresa un terzo di biglietti di più dell’introito della prima rappresentazione, e nella terza il doppio... Il tempo risponderà a tutto. La Zaira trovò la sua vendetta nei Capuleti; la Norma in se stessa: chi sa che ne sarà della Beatrice?».

La Beatrice è uno dei setti raggi che escono dal tuo cuore, o Bellini. Orombello che nelle stanche noto narra gli strazî della sua tortura,