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26 | C. REINA |
sogni, dove lo studio assiduo lo aveva nutrito di liete promesse. Abbracciando e baciando il vecchio Zingarelli (scena commovente) «più mi avrà giovato il nome di vostro discepolo, gli diceva, che il mio scarso ingegno». Tutti parlavano della sua fama, scrive il Florimo che gli stava a fianco, lui solo taceva. Pure agli amici che lo attorniavano, agli alunni che consideravano in lui di che sembianze fosse fatto il Genio, a coloro che lo interrogavano rispondeva modesto: «Che posso dirvi? Sono stato fortunato, ringrazio Dio». Volle anche un giorno desinare in comunità, sedendo in quel luogo che aveva occupato da oscuro e negletto alunno; e in un mattino la porta della sua stanza si vide ornata di festoni di fiori, e,
Milano. La mia salute va bene, quantunque assai sfinito di forze. Seguiterò a scrivervi l’esito che avrà l’Opera in quest’altre sere. Date tutte queste notizie alla mia famiglia, parenti ed amici; ma non fate leggere la lettera ad alcuno, poichè è poco delicato sentire gli elogi miei da me stesso. Ricevete i miei abbracci e vogliatemi bene.
Aff.mo — Vincenzo.