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nanzi ne ritardavano il corso. Il Duca di Noja, governatore del Collegio e sopraintendente dei reali teatri, invitò allora il Bellini a scrivere un’Opera seria invece di una Cantata, com’era uso che facesse il più distinto alunno di quel Collegio; e apparve Bianca e Fernando nella serata di gala del 12 Gennaio 1826.

La rivelazione fu più completa, più sicuro il presagio, più promettente la gloria. Paesiello aveva ceduto il posto al giovane siciliano, che del vecchio glorioso musicista interpretava i più riposti arcani dell’arte. Lablache e Rubini erano gli esecutori meravigliosi di tanta affettuosa malinconia musicale; il gran segreto degli spontanei godimenti dello spirito erasi già rivelato, l’Italia ne udì la nota incantatrice, Milano invocò l’inspirato cantore.


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Colà scrisse il Pirata. Alle preghiere disperse fra gli urli della tempesta, ai pianti d’Imogène, ai disegni di Gualtiero, al coro degli audaci corsari ripetuto dagli echi dei lidi, applausi u-