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la villa vittadini in arcore

la sala col boudoir e lo studio.

G. B. Vittadini, così innamorato dell'antico, non era però chiuso all'arte straniera, massime quando questa reca la poesia dell'home. Da questa stessa sala lo sguardo è attratto da due piccoli ambienti luminosi, che guardano dalla fronte opposta dell'edificio. Uno è un boudoir in stile Luigi XVI, con tappezzerie di seta a colori di delicate sfumature; l'altro è uno studiolo rivestito di pannelli in legno di tinta scura, sui quali risaltano antiche stampe inglesi incorniciate con garbo.

Ritorniamo indietro e, piegando a sinistra, inoltriamoci nel grande salone terreno parallelo al vestibolo, dal quale vi si accede pur direttamente. In un mare di luce risplendono, in consonanza allo stile del settecento dell'antico soffitto e degli stipiti ed ante delle porte, mobili ed arredi di quel tempo, grandi poltrone, tabourets, consoles, appliques, grandi paesaggi ovali del nostro Lissandrino, una gran culla del settecento tutta in legno scolpito, più che intagliato e dorato (una meraviglia), e belle porcellane giapponesi. Del settecento ancora, nelle ampie vetrine, una quantità di oggetti minori di molto pregio e rarità. Ma poi, vicino alla porta centrale di uscita verso la parte opposta, il ritratto di Giovanni Battista Vittadini, opera del Tallone, che lo conserva con tutta la sua vita negli occhi lampeggianti e nelle labbra, che pare stian per schiudersi a vivace favellare.

Dalla porta centrale si potrebbe uscire verso il giardino, attraversando una galleria adorna di un grande ricamo a punti-arazzo, eseguito nel 1769 da una gentildonna,


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