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RAMÒRVASI. — ATTO V. 71 Urvàsi. Pururàvasa. Satiavàti. Ajùs. Pururàvasa. Satiavàti. Ajùs. Or che ti vedo, poi chc lungamente Fosti da me lontana, Di doverti lasciar son ben dolente ! Però non vo’ che al sacro tuo dovere, O donna veneranda, ancor sii tolta; Vanne pur, se t’aggrada, Ma fa ch'io ti riveda un’altra volta ! Reca l’ossequio, o pia, A Ciàvano gentil da parte mia. T’obbedisco Ma come? Egli è ver che tu parti ? Dì condurmi con te vorrai degnarti Ah no, noi puoi, figliuolo : In sino ad ora un solo Dei braminici gradi hai tu raggiunto; Però da questo punto Dèi conseguirne un altro. O mio garzone, Attendi a quel chc il gcnitor t'impone. Ma almcn, dal collo ceralo Quel bel pavon mi manda. Che con le pinmc all’acre Par che un ventaglio spanda. Che, col gentil solletico Dell’irto suo ciuffctto, Sovra il mio sen posandosi Prender solea diletto. Satiavàti, Urvàsi. Pururàvasa. Satiavàti. Pururàv. (ai Urvàsi). Manàvaco. L’avrai Nobil signora, Mi prostro a’ piedi tuoi! M’inchino a te! Salute a tutti voi ! [Satiavàti va via] Pel tuo leggiadro figlio in questo giorno Non son trai padri forse il più beato ? Com’Indra chc le rocche abbatte intorno E per Giaiànte, a lui da Sàci nato ! Ben tu dicesti, amico! Ma la leggiadra Urvàsi Perchè il suo volto inonda già di pianto? Pururàvasa. Or che alfin nel figlio affermasi La mia stirpe gloriosa, Urvàs