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68 VICRAMÒRVASI. — ATTO V. Pururàvasa. Manàvaco. Pururàvasa. Manàvaco. Pururàvasa. Manàvaco. ClAMBELL. (mirando). Pururàvasa Manàvaco. Pururàvasa. Ma, come avvien? Chi, se ne togli solo Le feste di Naimisa, ognor restai, Ognor, daccanto alla leggiadra Urvàsi j Ni in alcun tempo mai Col seno oppresso dal crescente germe La vaga ninfa ho scorto; Un si prode figliuol donde m’è sorto? Forse chc in brevi di quel corpo, stanco. Si rilassò qual pindula cintura? E come fiore di Lavàlia bianco, Pallida diventò la sua figura? Ed apparvero insicm sul seno adorno Pallide ruote a le mammelle intorno? L'opre d’Urvàsi, agli occhi tuoi nascoste Dal sovrumati potere, Esser non dènno poste Dell’opre a par di femmina mortale. Si, comprendo, sia pur; ma, dimmi, quale È la cagion di farmene un mistero? « Or chc gli ho dato un figlio, Ei me — qual vecchia — spregerà, per certo ! » Avrà detto la ninfa in gran pensiero. Via, da banda le ciarle, e tai sccicti E meglio meditar Ma chi può mai A mistero divin drizzar la mente? Vittoria al re, vittoria I Sire, una penitente Dall’eremo di Ciivano qui giunta, Insieme a un giovinetto. Or domanda venirne al tuo cospetto. Vengano entrambi senz'indugio [// Ciambellano esce; poi rientra con la penitente Sa* tiavati ed il giovane AjùsJ. Oh certo! Il giovin Csitrio è quello, Di cui, sovra il quadrello Chc il vùlture colpi, leggemmo il nome! Somiglia al sire ! É pur cosi, ma come? Mirando quel garzon chc s'avvicina Sento chc l’occhio già di pianto ho pieno; Sento chc il core a tenerezza inclina, E chc l'animo mio divieti sereno; Ni l’usata fierezza in me s'ostiaa VICRAMÒRVASI. —