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6o VICRAMÒRVASI. — ATTO IV. (Una voce dalla leena) « La gemma ripiglia, che nata è dal piede Di Gàuri sanguigno — sul rotto macigno: Colui chc la gemma nel pugno possiede Congiunto al suo bene — repente diviene. » Chi mi chiama? Il dio Ciàndro, il sommo nume: Chc? Vuoi tu ch’io ripigli La preziosa gemma? Qual mercede mi vien da’tuoi consigli! (riprende la gemma) Se al derelitto corc, Gemma, tu presti aita Per racquistar l’amore Di lei dall'agil vita, Vo’ aver del tuo fulgore La fronte redimita, Come in sua luce viva La luna in fronte a Siva. (aggirandoli e guardando) Questa liana è d’ogni fior già priva; Perchè solo a vederla 11 cor s’avviva ? Ed il pensiero affranto Par che qui si riposi ad essa accanto? Di pianto Urvàsi ha la pupilla aspersa, Questa di piova ha rorida ogni branca; A ricchi vezzi la mia bella è avversa, Questa nel verno de’ suoi fiori è stanca; Quella è silente, in gran pensiero immersa, Dell'api a questa il mormorio qui manca; Somiglia in tutto alla diletta mia Chc mi lasciò sdegnata e fuggi via ! Oh si! Voglio abbracciarla Onesta cara liana, Chc imita si l'amica mia lontana (avvicinandosi) O liana, ho perduto il cor mio : Ma se il fato vuol renderla a me, Più in tal bosco venir non vogl’io. Nè d’Urvàsi qui spingere il piè. (mentre abbraccia la lianat al posto di questa appare Uri-dii). (Pururàvasa con gli occhi chiusi, fingendo l'impressione éi un soave contatto) Ahimè ! Che awien ? Sento tornarmi il core O m’inganno, o mi sembra Di toccar le sue membra Pururàvasa (guardando in aria). VICRAMÒRVASI « —