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58 VICRAMÒRVASI. — ATTO IV. (strofa) (awicinadaosi) • Qual ombra di difetto In me, vezzosa, hai scorto, S’io per mio sol diletto Vivo in tc sola assorto, E se vèr te l’affetto Più saldo, in cor io porto? Perchè sprezzar, crudele. Lo schiavo tuo fedele?» Ma perchè tace? Ahi! Onesta è una riviera E non è Urvàsi bella! Oh certo ! In qual maniera Per mover contro l’oceàn, repente Pururàvasa or ella avria lasciato? Pur, senza tema o turbamento, il bene Vno! essere acquistato. Ed io pur qui ritroverò colei ! La ninfa dai begli occhi Qui sparve agli occhi miei Oh! Chc veggio? Un’antilope: (girando - osstrvando) Nuove d’ Urvàsi chiederle vorrei ! =|| Di Nàndano al bosco dolcissimo in fondo Di novi germogli tra li alberi adorno. Nel bosco di molli canzoni giocondo Che i vaghi usignuoli gorgheggiaao intorno, Dal duolo bruciato — lontan dall’amante S’aggira Airavato — l’eccelso elefante. ||=r [parlando deJl’anlllopè] Quel sno nitido vello al sol lucente Della silvestre dea l’occhio m’appare, Allor chc sopra un ramosccl fiorente Viene il tenero sguardo a riposare. Egli a la sposa ha le pupille intente Che lenta di lontan vede spuntare: Poiché più tarda nel cammin la rende Novo figliuol chc dalle mamme pende. « Nel bosco hai visto una beltà divina Dal peso de’ bei fianchi illanguidita, A cui trabalza il sen quando cammina, Piena di gioventù, sottil di vita, Che come cervo ha la pupilla fina, E che del cigno la movenza imita? Parla: a strapparmi all’occàn t'affretta Che me separa dalla mia diletta! » VICRAMÒRVASI. —