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ATTO IV. (guardando al traverso) (ttrofe) Oro all’affanno toglimi; Bel cigno, dimmi aita A ritrovar la tenera Fanciulla a me fuggita. L'hai tu veduta? Dimmelo: Quegli davvero è saggio Che preferisce al proprio Sempre l'altrui vantaggio! » Ecco in alto ei rimira, e par che dica: « SI, l’ho veduta la tua dolce amica ! » (avvicinandoti folli) Orsù, cigno, rispondi : Perchè quel che vedesti a me nascondi? Oh! se la bella da le curve ciglia Non venne mai del lago alla riviera, Quel tuo leggiadro andar che al suo somiglia, Poi ch’ella incede amabile e leggiera, Chi te la diè quella movenza snella? Oh si! Tu l’hai rubata a la mia bella; Su, dimmi allor quel che a ragion t'ho chiesto: Chi una parte rubò sa dove è il resto. (va di nuovo ruttando la strofa, in delirio). • Questi un re punitore Di ladri è, affi! a Quel cigno avrà pensato; E vinto da terrore, Ad un tratto lontan se n’è volato! Ov’è più folto e solitario il bosco Or io m’addentro; oh come, All’amata consorte assiso allato, £ il pàpero beato Che Ciacravàco ha nome! =|| Già folle d’amore, rapito al suo bene Nel bosco s’aggira l’eccelso elefante; Nel bosco sonante — d’un mùrmurc lene Tra’verdi germogli di floride piante! |)= [*/ papero Ciacravdeo] Sacro augello che intorno tcn1 vai Dalle penne di cròcei colori, La mia bella vedesti tu mai Nella lieta stagione de’ fiori? (inginocchiandoti) (