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RVASI. — ATTO IV. (osservando) (guarda intorno) (strofa) (in delirio avanzandoti, e congiungendo le mani alla fronte). Bel pavone dal collo cilcstro H dall’occhio di màndorla bianco, Hai tu visto nel bosco silvcstro La mia bella dall’agile fianco, Dal grand'occhio— a’miei sguardi sostegno — Lei, che a tanto dolor mi fa segno? E chc? Per me non v’ha risposta? Ei lieto S’è messo a far la danza? So ben io la cagion di sua baldanza! Or che il fulgido volume Di sue piume Sparso è ai venti orientali, Poiché Urvàsi in queste arene Più non viene, Ei temer non pub rivali. Se colei, d’amore in braccio. Scioglie il laccio Di sue chiome infiori ascose, Chc più vale al paragone Il pavone Con le penne sue pompose? Sia pure; ma più nulla Vo’ chiedere a costui Chc tanto gode alle disgrazie altrui! M’inganno? É mai dell’usignuol la sposa Quella che solitaria, là, si vede? Sovra un ramo di Giàmbu, or che l’estate È per finir, lascivamente siede. Ho inteso a dir che saggia ognun ritiene Questa specie d’uccelli, Cosi che forse interrogarla è bene; Col cor dalla gioia vagante lontano, Crucciato dal pianto cui spreme il dolore. L’eccelso elefante, qual denso uragano, Del magico bosco disfida l’orrore. 11= (Pururàvasa, alla sposa dell’usignuolo) Qui, nel bosco a tuo diletto Tu di Nàndana t’aggiri; Tu, che traggi su dal petto Quei dolcissimi sospiri, VICRAMÒRVASI. —