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ATTO III. 4' Pururàvasa (guardando Urtili). S’afBda al tuo dcsir la mia persona Or chc alfin la regina a tc mi dona: Ma chi concesse mai la prima volta Chc l’anima da tc mi fosse tolta ? Citralèca. Pururàvasa. Citralèca. Manàvaco. Pururàvasa. Risposta ella non ha: lasciate ch’io Vi riveli una cosa A udir son pronto. Or chc giunge al suo fin la primavera, » 10 son, ne) tempo della state, addetta Del divo Surya al culto: Oh fate si chc Urvàsi mia diletta Nella mia lunga assenza, a voi d’accanto 11 Ciel non abbia a sospirar giammai! Il Cielo sospirar? Come t’inganni ! Colassi! non si mangia c nou si beve, E senza batter ciglio A mo’ di pesci là restar si deve. Come potrebbe — è ver — porre in obblio L’immenso gaudio dell’cccelsc sfere? Ma suo vassallo sarò in terra anch’io, Ni ad altra donna volgerò il pensiere! Citralèca. Or son tranquilla. — Orsù, coraggio, e addio ! URVÀSI (abbracciando Gtraltca con tenerezza). Che tu non m’abbi ad obliar Citralèca (sorridendo). Sol io Di ciò ti prego, Urvàsi, Mentre tu sei nel uovo amore assorta. (t'inchina al re e va via). Manàvaco. Con te m’allegro, o sir, poiché tu sei Nella tua brama soddisfatto alfine. Pururàvasa. É ver : son paghi i desideri mici ! Se pur di tutte le corone avessi Ricco di gemme e di tesori un soglio, E l’imperio del mondo aver potessi Tutto in mio pugno, « Altro — dirci — non voglio Che, come schiavo, appiè di lei restando, Pèndere lieto da ogni suo comando. » Urvàsi. Ahi ! Nulla io ti so dire I Purur. (col braccio ior-] Or nulla più mi vieta reggendo Uniti). D'accrescere c far pago ogni desire! Urvàs