Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
3& VICRAMÒRVASI. — ATTO III. Pururàvasa. Urvàsi (fra ti). Citralèca. Manàvaco. Pururàvasa. Urvàsi (mi disparte). Manàvaco (<i Punir.). Pururàvasa. Manàvaco. Pururàvasa. Citral. (o Uniti). Li — seti Palazzo della Gemma — è insieme AI suo fido Bramino: a lui n’andiamo, (ambedue discendono). [dall'altra parte della scena] Pur ne la calma della notte, amico, La ferita d’amor s’accresce alquanto Ahimè! di tali accenti M’è oscuro il senso, cd io nel cor gii fremo: Ma qui, senz’esser viste, Le sue parole udremo: Fugar vo’ il dubbio che mi fa si triste I Fa pur come t’aggrada — Son grati invero della luna i raggi Pregni cosi di nòttarc divino Sfugge ad ogni conforto il mio dolore I Non della luna il limpido chiarore, Non uu letto di fiori ricoperto, Non, sul corpo, di sandalo l’odore, E non di gemme un serto; Sol quella ninfa, o il ragionar di lei L’affanno mio potrebbe far più mite : E soltanto cosi lenir potrei Del core le ferite I O cor, che fosti a me da lui rapito. Il dolce frutto di tua lunga assenza Ora, in un punto solo, hai qui raccolto. — Pur, quando non m'è dato D’addentare, o signor, ghiotta focaccia O di sorbir grata bevanda, io penso A queste cosi care leccornie, E mi par quasi di gustarle E pure Tu, presto o tardi, il desiderio appaghi. E tu pure, o signor, pago sarai. Almen lo spero Intendi Tu che davver non ti contenti mai? Pururàvasa (m disparte). Vita ha soltanto del mio corpo un lato, Ch’ai rimbalzi del carro in su qucll’erte Alle sue vaghe membra ho un di serrato : Tutto il resto non è che un peso inerte. Urvàsi. Perchè restar cosi perplessa? (avanzandosi con impeto) Oh vedi 1 Amica Citralèca, Io gli son presso ed egli immobil restai Citralèca. Non hai rimosso, o frettolosa, il velo Che invisibil ti rende! VICRAMÒR