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o a quelle (entra, Pururàvasa (« ir). ClAMB. (avanzandoti). Pururàvasa. (a Manàvaco) Manàvaco. Pururàvasa. Manàvaco. VICRAMÒRVASI. — ATTO IH. }} E gii sovr’ogni aitar faci lucenti Pongon del gineceo le vecchie ancelle. < (osservando) Ohi di qua finalmente il re s’avvia! In fra l'nccese tede m Delle donzelle del regai corteggio Fulgido il sire incede; Pari ad alato monte che abbandona L’immobil roccia, qui venir io veggio L’altiera sua persona, Qual monte cui la falda é rivestita Dai tralci di carnicara fiorita. Or io m’inoltro per mostrarmi al sire. come i italo indicato, ii re col suo corteggio, indi Manàvaco). In regie cure assorto, Gii senza gravi ambasce il di passai; Come passar può mai La lunga notte senz’alcun conforto? Evviva il re ! L’augusta mia regina Con tale annunzio, 0 sire, a te m’invia: Li, sul Palazzo della Gemma é grato Rimirar della luna il bel chiarore; Finchè Rohini si congiunga a Ciàndro, Ella restar con te lassù desia La mia regina ad obbedir son pronto. ( Gambettano esce). Che pensi or tu ? Di sì gentile invito Qual sari la cagion? Io penso ch’ella Col pretesto del voto, alfin pentita, , Del regale da lei sprezzato omaggio Or qui ne venga a cancellar l’oltraggio. D’egual parere io sono. Se pria spregiò l’ossequio del consorte, Pentita poi divien donna sagace; E con lusinghe e con maniere accorte S’ingegna a far la pace. Additami la via Che sul Palazzo della Gemma adduce. Di qua vieni, o signor, per questa scala Ch’é di gemme e cristalli e che somiglia Del Gange all’onda limpidetta e fresca. [lire la scala), I ncantcvole é ognor questa dimora I (imitano con la mimica l'alio di sa-